
Sebbene sia legalmente consentito rimborsare i volontari in contante entro limiti stabiliti, è sempre
preferibile considerare l’uso di metodi di pagamento più tracciabili: assegni, bonifici bancari o carte
prepagate (ovviamente il tutto intestato all’associazione) per garantire la massima trasparenza nella
gestione finanziaria della stessa.
Il principio fondamentale da considerare è che i volontari non sono classificati come “lavoratori”
nel senso stretto del termine pertanto non sono soggetti al divieto generale di pagamenti in contante
che si applica ai lavoratori dipendenti o assimilati.
I volontari possono ricevere rimborsi spese in contante, ma è cruciale rispettare il limite di 1.000,00
euro previsto dalla normativa antiriciclaggio. Ciò significa che è possibile rimborsare i volontari in
denaro contante, purché l’importo di ciascun rimborso non superi i 999,99 euro. È importante
sottolineare che questa opzione riguarda esclusivamente il rimborso di spese effettivamente
sostenute e documentate nell’ambito dell’attività di volontariato. Non si tratta in alcun caso di un
compenso per l’attività svolta, che per sua natura deve essere gratuita nel contesto del volontariato.
Per garantire trasparenza e correttezza nella gestione dei rimborsi, è consigliabile adottare alcune
buone pratiche:
- registrare accuratamente ogni spesa rimborsata, conservando le ricevute o gli scontrini
originali; - predisporre un modulo di richiesta rimborso che il volontario deve compilare e firmare;
- mantenere un registro dettagliato di tutti i rimborsi effettuati.
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